Sapete catturare una libellula? Ormai, aprile 2017, siamo all'ennesima edizione del seminario di aikido di Pasqua tenuto dal Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia - il nostro Direttore Didattico - concatenato stavolta al precedente stage di Bologna, appena una settimana prima.
L’ennesima non significa la solita, la ripetitiva... le tante volte che ormai non si contano più...
Ma significa che ancora una volta il maestro Tada arriva, dal Giappone, per un appuntamento diremmo quasi rituale, fondamentale.
Simbolicamente e materialmente.
Lo stage ha avuto i “soliti” connotati degli appuntamenti didattici condotti dal maestro Tada, il quale alla soglia degli 88 anni non si risparmia in espressione fisica, spirito e cuore.
Più volte è stato condiviso come la sola entrata del maestro sul tatami determini un’onda energetica incredibile, incrociare il suo sguardo determinato e penetrante incute un reverenziale timore ma anche una spinta emotiva a voler seguire il suo insegnamento, caratteristica che è tipica solo dei grandi maestri, in qualunque disciplina!
E anche stavolta è stato così...
Uno stage del maestro Tada potrebbe essere paragonato ad un concerto rossiniano: partendo inizialmente dalle tecniche "di base” ad apertura dello stage, giunge alla fine con un tripudio di tecniche "evolute”; utilizziamo una classificazione tecnicamente impropria, molto approssimativa e per ovvi motivi discorsiva, giacché magari potessimo eseguire uno shomenuchi ikkyo di “base” alla stessa stregua del maestro!
Ma, come ho più volte condiviso con voi, non spetta a me e nemmeno sarebbe questa la sede adatta per commentare il magnifico e inarrivabile livello tecnico del maestro.
Ancora una volta vorrei invece condividere lo splendido livello emotivo, umano ed energetico delle lezioni di questo Vecchio Grande Leone.
Ancora una volta, Lui ci ha letteralmente meravigliati e entusiasmati con le sue “pillole” di spiritualità.
Che spaziano sempre dalla pratica yogica a quella zen, dalle filosofie orientali in generale alle religioni, dai vari stili di bujutsu al moderno budo, dagli infiniti paralleli con le scuole di spada ai vari sistemi di combattimento del Giappone antico, passando per decine di aneddoti sulla sua formazione marziale sia prima che durante e dopo l’insegnamento diretto di o sensei.
E, secondo me, sono proprio queste le vere “chicche” che il Maestro condivide con noi, una sorta di autobiografia orale, dove gli intrecci vanno dalle esperienze tecniche sino ai dettagli direi quasi quotidiani del suo personale percorso di pratica:
«Tra il 3° e il 4° dan ho impiegato sei mesi.»
«Non ho mai sentito o sensei spiegare una tecnica.»
«All’epoca questa tecnica la eseguivamo così, rischiando di romperci le spalle.»
«Ci allenavamo 10-12 ore al giorno.»
La platea era assorta e meravigliata di questa condivisione del maestro Tada. Come sempre.
Ma chi voleva non solo ascoltare ma anche assorbire interiormente questi insegnamenti era nel posto giusto al momento giusto!
Il maestro per l’ennesima volta (vedi sopra) ci ha indicato qual è la Via da seguire.
Senza dualismi inutili. Senza rabbia, senza paura. Con onestà e dedizione.
Lo studio dell’aikido comporta impegno e fatica, sia fisica che spirituale, giacché non pratichiamo per diventare collezionisti di tecniche e/o esibitori da stage o dojo.
Ma dovremmo anelare ad un’esperienza superiore, raffinare la nostra mente e il nostro cuore così tanto da farli scomparire, per poi riprendere lo studio e ricreare le stesse condizioni, con uno spirito e un cuore nuovi.
E ancora, di nuovo...
Una parte dello stage è stata dedicata allo studio del jo, nei suoi vari movimenti.
Anche qui il maestro ci ha incantato con la sua velocità, con la sua precisione e con altrettanti insegnamenti orali sul modo di impugnarlo, utilizzarlo, su come renderlo più maneggevole attraverso la cura del legno e sui metodi più efficaci di utilizzarlo in un combattimento.
Con un’esortazione didattica e morale che lascia il segno. Ovvero, vedendoci praticare, ha detto «Non dovete praticare come briganti...».
Un rimbrotto morale mirato a far aprire il nostro modo di utilizzare il jo (ma anche tutta la pratica dell'aikido in generale....), con movimenti ampi e precisi, senza esitazioni e chiusure in noi stessi, fisicamente e mentalmente.
Lascio per ultimo una frase stupenda detta dal Maestro durante la dimostrazione del “secondo movimento" del jo, allorquando si deve seguire uno tsuki particolare...
Il maestro Tada, cercando di trovare altri termini per spiegare un metodo di esecuzione, guardando tutta la platea di praticanti di traverso, con due occhietti teneri, quasi da fanciullo, ha detto «Come catturare una libellula...avete mai catturato una libellula?...» e ha sorriso quasi ingenuamente.
In quel momento, mi è passato davanti agli occhi l’immagine del maestro Tada da fanciullo, che corre spensierato per i campi verdi e rigogliosi della sua isola in Giappone, con i suoi amici.
Ognuno con un bastone, al tramonto, per cercare di catturare le libellule.
E mi piace pensare che forse anche a lui, in quell’attimo fuggente, sia passata la stessa immagine.
Grazie, Maestro!